Fra la via Tiburtina e il west: Maurizio Becker racconta la RCA italiana
L’incontro con Maurizio Becker basato sul suo libro C’era una volta la RCA ci ha riportato al periodo d’oro dell’industria discografica italiana, con la storia della più grande editrice dell’epoca e dei suoi protagonisti.
Davanti a un pubblico attento e partecipe, il primo appuntamento con la nuova rassegna di Forte!Festival ha raccontato con grande divertimento l’epoca d’oro della discografia italiana attraverso la storia della sua azienda più grande, più ricca, più internazionale: la RCA italiana. A farlo, con competenza e simpatia, Maurizio Becker, giornalista, scrittore e critico musicale, già direttore della storica rivista Musica Leggera e caporedattore oggi di Classic Rock e Vinile.
Per quasi mezzo secolo, il dodicesimo chilometro della via Tiburtina è stato il cuore pulsante della discografia italiana: lì, nei magnifici studi romani della RCA, sono nati i grandi successi dei nostri cantanti più amati – Gianni Morandi e Rita Pavone, Nico Fidenco e Jimmy Fontana, Gianni Meccia ed Edoardo Vianello, Patty Pravo e Sergio Endrigo, Gabriella Ferri e Claudio Baglioni, Francesco De Gregori e Antonello Venditti, Lucio Dalla e Riccardo Cocciante, Renato Zero e Paolo Conte…
(da “C’era una volta la RCA”)
Lo spunto per questo viaggio nel passato è arrivato dal volume nato dalle conversazioni tra Becker e i protagonisti di questa epopea, partendo da Lilli Greco, mitico produttore della RCA, instancabile e appassionato rivelatore di talenti, senza dimenticare il primo direttore artistico Vincenzo Micocci, il direttore generale Melis e lo staff di arrangiatori e parolieri che vedeva figure come Morricone, Bacalov, Migliacci, tutti nomi leggendari.
La giornalista aveva incontrato Ennio Melis nel vuoto spettrale dello stabilimento un tempo occupato dalla RCA Italiana. La visione di quegli spazi che erano stati traboccanti di vita e di creatività e adesso erano stati declassati ad anonimi magazzini stipati di scarpe e capi d’abbigliamento mi punse nel vivo: era mai possibile che tutto fosse finito così?
(da “C’era una volta la RCA”)